L’amore platonico a teatro

Lunedì 1 Aprile, una lezione di Storia e Filosofia che prende vita sul palcoscenico del Centro Asteria a Milano: è il Simposio di Platone, un’opera unica che corre nei secoli, un elogio di Eros pronunciato attraverso sette discorsi da sette diversi personaggi.

«Nel Simposio il tema è Eros, l’Amore. Ognuno dei convitati, il poeta, il politico, lo scienziato, il commediografo, il tragediografo, recita e canta una lode ad Eros, come in un girotondo: “Uno scatenato, bellissimo gioco delle maschere che passano” (G. Reale). Entra in scena Socrate, con la maschera di una donna esperta in cose d’amore: Diotima. Lei, una donna, svela e rivela la scala d’amore, luminosa e solare, che eleva verso la luce del pensiero più alto. Ma l’ordine apollineo ha bisogno di Dioniso. Con Alcibiade entra in scena la vita, così com’è, a mostrare l’amore umano: corpo e anima, ragione e follia, mortale e immortale, commedia e tragedia. È forse questo che gli amanti sentono, soffrono e vivono, ma non sanno dire. A dircelo è Socrate, il filosofo, le cui parole fanno innamorare. Forse solo lui, poeta della vita, troverà la risposta, tragica e comica, proprio come sono la vita e l’amore. La narrazione, le parti musicate e cantate, il ricordare, tutto contribuisce a creare un senso di smarrimento e di sottile vertigine in cui le cose più profonde vengono dette con leggerezza.»
(Nuvola de Capua)

Scoprire Hannah Arendt

A quasi un mese dall’anniversario del Giorno della Memoria, i ragazzi del Liceo il 25 febbraio andranno al Centro Asteria per assistere alla rappresentazione del saggio di Hanna Arendt “La banalità del male” di e con Paola Bigatto. L’11 aprile 1961, a Gerusalemme, iniziò il processo a Otto Adolf Eichmann, il tenente colonnello delle SS che durante il Nazismo si occupò dell’organizzazione logistica dello sterminio. Hannah Arendt seguì le 114 udienze come inviata del “The New Yorker”, e nel  1963 diede alle stampe La banalità del male, dove raccoglie e rielabora gli articoli scritti per la rivista.

L’attrice Paola Bigatto trasforma il saggio in una lezione, immaginando Hannah Arendt come professoressa di filosofia politica all’università di Chicago nell’autunno del 1963. Un modo per riflettere sulla formazione di una coscienza etica, sulla percezione della libertà e della possibilità di attuare il bene.